“Il giardino botanico del Karnak, una semplice lista?” è un progetto di ricerca che si inserisce all’interno del più ampio campo di indagine di Archeoricette, che nasce da un’idea dell’autore di questo blog come un semplice progetto divulgativo, con lo scopo di ricostruire, utilizzando il cibo quale filtro interpretativo, le abitudini alimentari delle antiche civiltà oggetto d’indagine, cercando di dimostrare l’esistenza dell’arte culinaria ben prima del Medioevo.
Alla stregua degli antropologi di trent’anni fa, anche l’archeologo, complice l’arrivo dell’Expo 2015 si avvicina all’argomento cibo. Cibo direttamente o indirettamente oggetto di analisi.
Da un punto di vista archeologico, informazioni sul cibo si ritrovano nei contenitori per lo stoccaggio, negli utensili utilizzati per la preparazione degli alimenti, negli utensili per il consumo degli alimenti e nelle tecniche di preparazione.
Tralasciando l’immenso corpus letterario dove si desume il valore del cibo simbolico e sociale, terreni fortemente indagati, la ricerca archeologica sul cibo e sull’alimentazione, appena sorta, potrebbe regalare a studiosi e appassionati, informazioni avvincenti.
La ricerca bibliografica, iconografica e dei dati materiali che potessero essere utili alla ricostruzione di un quadro esaustivo, mi ha portato a consultare una serie di documenti apparentemente poco riconducibili all’argomento cibo. Va ricordato che nonostante l’immensa mole di informazioni lasciateci dagli Antichi Egizi, non c’è un testo, un documento che possa, al momento, essere direttamente ricondotto alla sfera del cibo o dell’arte gastronomica. Tale situazione ha portato a considerare il mondo Egizio come privo di una vera arte gastronomica, presente, ad esempio in Mesopotamia o nel mondo Hittita.
L’idea che l’abitante della Ta mery si nutrisse solo di pane e birra è stata rafforzata anche da questa assenza di documentazione gastronomica, nonostante nei corredi funerari fossero presenti dei veri e propri preparati culinari. Pane e birra, da elementi presenti nella dieta base, diventano, nel leggere molti testi, gli unici elementi di cui si nutrissero e cibassero gli antichi egizi. Cosa assolutamente non vera.
In assenza di un manuale di cucina, gli Antichi Egizi hanno lasciato, lo stesso , diverse informazioni sull’uso di elementi edibili o ingeribili con scopi diversi: liste, onomastiká, il papiro veterinario di Kahun, il trattato di ofiologia , la Stanza delle stagioni, la Sala del sarcofago, il papiro Tebtunis Tait 20, il papiro Carlsberg 230, il papiro Ebers, il “Giardino botanico” di Karnak, solo per citarne alcuni.
La mia attenzione è stata più volte destata dal Giardino botanico del Karnak, realizzato all’interno del più grande complesso del Karnak, difficilmente individuabile, mal conservato e non meta frequentata dai turisti perché attirati da altre magnificenze presenti nella vasta area del Tempio di Karnak.
Sinteticamente si potrebbe affermare che è una struttura divisa in alcuni ambienti alle cui pareti furono rappresentate esemplari di flora e fauna. Un elenco generico, interessanti, dal punto di vista del progetto Archeoricette utile per approfondire e aggiungere elementi alla tavolozza alimentare che si stava ricostruendo sull’Egitto.
Ampliando il discorso: a Est del tempio di Amon-Ra a Karnak, venne fatto edificare da Thutmosi III (XVIII dinastia) un piccolo ma articolato complesso monumentale templare Ahk-menu , “luminoso di monumenti” , sulle cui pareti furono rappresentate tutte le “piante che Sua Maestà ha trovato nel paese di Retenu [Palestina e Siria]”. Così come lasciatoci scritto da due testi geroglifici che accompagnano le raffigurazioni presenti. Non ci sono scritte dedicate agli animali, ma le immagini realizzate non lasciano nessuna incertezza sulla loro presenza.
La bibliografia da cui attingere è molto scarna. Il lavoro più completo è del 1990, Le cabinet de curiosites de Thoutmosis III. Plantes et animaux du ‘jardin botanique’ de Karnak. (Orientalia Lovaniensia Analecta) di Nathalie Beaux, opera completa per l’analisi delle raffigurazioni, ma non foriera di informazioni legate all’aspetto cibo.
Per quale motivo potrebbe essere così importante quel “giardino” da un punto di vista dell’alimentazione?
Al netto che alcuni studiosi ritengano che alcune rappresentazioni siano raffigurazioni dettate dalla fantasia e dall’immaginazione dell’esotico, l’identificazione avvenuta di molte specie fa propendere per una rappresentazione della realtà, dell’esistenza di quanto osservato dagli scribi durante le missioni nelle terre di Retenu e poi documentato sulle pareti.
Un altro elemento risulta interessante e per questo oggetto di ricerca: c’è la netta sensazione, da parte di chi sta scrivendo, che alcuni alimenti edibili, furono introdotti sul territorio egizio solo dopo le spedizioni di Thutmose III in Siria – Palestina e, in particolare, alcuni frutti siano stati rappresentati per la prima volta proprio all’intero dell’apparato iconografico del giardino botanico del Karnak.
Il Giardino botanico viene interpretato alla stregua di una camera delle meraviglie, perché molte specie rappresentate hanno destato curiosità per la rarità e la stranezza. Da un punto di vista simbolico e religioso, tutto ciò indicava la grande potenza di Amon che aveva creato anche elementi che il popolo egizio stesso non conosceva. Interpretazione assolutamente valida che non avvalla, come alcuni studiosi sostengono, la teoria che vede in questo “inno al creato” l’opera di fantasia realizzata dagli scribi.
Per tal motivo ho deciso di intraprendere una ricerca sul Gardino botanico di Karnak, per verificare la possibilità che possa trasformarsi in una fonte di informazioni corposa per la ricostruzione delle abitudini alimentari dell’Antico Egitto e in particolare per il periodo del Nuovo Regno.
E’ una ricerca e come nella natura delle ricerche è ancora in corso.
Tralasciando l’aspetto funzionale e architettonico della struttura questa ricerca si concentrerà sulla parte definita del “Giardino botanico” nella lettura “dispensa” alimentare . Vengono inoltre tralasciate le analisi riguardanti lo stile delle rappresentazioni e l’analisi i tecnica di produzione delle rappresentazioni (materiale, modalità), magari oggetto di altra ricerca ma ci si concentrerà principalmente sull’analisi botanica e zoologica delle rappresentazioni e la relativa verifica di cosa potesse entrare nella tavolozza alimentare degli abitanti della Valle del Nilo.
La ricerca avrà diverse fasi di sviluppo che sintetizzerei in questo modo:
1 fase
– documentazione fotografica in sito dei rilievi;
-verifica della identificazione esistente e pubblicate sull’opera della Beaux;
-interpretazione delle specie non identificate;
– catalogazione degli alimenti edibili
2 fase
– analisi della flora e fauna siro palestinese nel periodo delle campagne militari condotte da Thutmose III;
– ricerca riferimenti (Antico testamento – dati materiali-altro)
3 fase
– ricerca di quali alimenti edibili siano stati introdotti in Egitto dopo le campagne di Thumose III e per la prima volta rappresentati proprio all’interno del Giardino Botanico di Karnak.
Nel mese di maggio 2014 è stata realizzata una prima campagna di rilievo fotografico delle raffigurazioni e una verifica in situ della distribuzione delle rappresentazioni.
Al momento non si è ancora formulata un’ipotesi della distribuzione delle specie, magari realizzata in quel modo senza un’apparente motivazione. Sarà comunque oggetto di riflessione prima di concludere la ricerca.
Dislocate nello spazio e rappresentati sulle pareti, si trova a:
NORD
8,3% piante straniere
95,5% piante straordinarie
1 volatile
EST
82% piante straniere
18% piante straordinarie
10 volatili
SUD EST
11% piante straniere
98% piante straordinarie
4 volatili
SUD OVEST
4,5% piante straniere
91,7% piante straordinarie
11 quadrupedi
OVEST
13,8% piante straniere
86,2% piante straordinarie
20 volatili
1 quadrupede
Nathalie Beaux, all’interno del suo lavoro, ha classificato e identificato le rappresentazioni assegnando una sigla che contiene il numero di segno, la riga e la il punto cardinale. Visto l’ottimo e prezioso lavoro realizzato dalla studiosa, si utilizza questa identificazione anche durante la ricerca.
Anticipando un piccolo ed evidente risultato, termino questa breve presentazione sul progetto di ricerca, affermando che con ogni probabilità la rappresentazione di uno strano frutto è, a tutti gli effetti, la prima raffigurazione del melograno avvenuta sul suolo Egizio, frutto introdotto solo nel Nuovo Regno e in particolare proprio dopo le campagne militare di Thutmose III.
La ricerca continua!