Breve puntata nel subcontinente indiano. Nel Bhagavadgītā (sanscr. «Il canto del Beato») il poema filosofico-religioso indiano, intercalato nel Mahābhārata, composto durante un arco temporale compreso tra il IV sec. a.C. e il IV sec. d.C., viene affermato che “ciascuno dei tre tipi di uomini ama uno dei tre tipi di cibo”.
Vediamo da vicino quali sono queste tre tipologie di alimenti: nel capitolo 17, verso 8 viene enunciato che “I cibi troppo amari, troppo aspri, salati, piccanti, pungenti, secchi e bruciati sono da chi è dominato dalla passione. Essi generano sofferenza, infelicità e malattia.”
In precedenza, nel verso 7, vengono identificati “I cibi graditi a coloro che sono situati nella virtù accrescono la durata della vita, purificano l’esistenza e danno forza e salute, felicità e soddisfazione. Questi alimenti sono succosi, grassi, sani e graditi al cuore.”
A chiudere troviamo, nel verso 10, “Il cibo cotto più di tre ore prima di essere consumato, privo di gusto, decomposto e putrido, e il cibo costituito di avanzi e di cose intoccabili, piace a coloro che sono dominati dalla più oscura ignoranza.”